Archivio mensile:luglio 2019

Diventa inevitabile il richiamo alla partecipazione popolare, ai continui e benefici incontri associativi, alla intensa presenza della gente nelle piazze con raffronto, colloquio e critica. Pure un’immedesimazione degli affanni altrui, della ricerca del pubblico bene che hanno annodato e annodano talenti di chi ha cultura e fecondità di chi ha istintivo pregio di buon senso. Ed anch’io ho scoperto una diffusa, anche se sconsolata, presa d’atto di cose perdute, che si vorrebbero ravvivate in meglio perché presenti nel sottofondo dell’anima. Ma forse tutto ciò è un abbaglio da parte di chi crede davvero che la gente dell’oggi satura di ragguardevoli fragilità confuse, stia riscoprendo solidi ancoraggi rispetto al traballante “nuovismo”, fine a se stesso. Naturalmente ci si impiglia nel labirinto dei variegati atteggiamenti che confondono ancor più. Allora, proprio in questa sarabanda, è auspicabile che non manchino, verso chi ha bisogno e nutre speranza nei confronti di nuove amministrazioni, i progetti seri, un’oculata spesa pubblica, una stretta di mano, una telefonata, un ritorno alla politica sentita quale indispensabile condizione per raggiungere altri beni essenziali. Oggi più di prima. (G.D.)

La gestione della cosa pubblica si presenta come massa amorfa con tentativi di aggregazione di ogni tipo senza senso civico. A fronte di immemore, voluto silenzio, di recente, molte voci – forse disgustate dall’ imperante squallore politico – sentono il bisogno di ricordare e di affermare che il nuovo deve ripartire da una politica più colta, rispettosa della gente, ricca di umanità e di valori, di feconda sobrietà, di positiva, seria proposizione intonata non a sfatti ideologismi ma a supremi ideali irrinunciabili, carichi di spiritualità e di perenne devozione verso la persona nella sua sacrale centralità. (G.D.)

“Noli homines blando nimium sermone probare: fistula dulce canit, volucrem dum decipit auceps”. (D. Catone)
Non prestar fede al dolce suon della lode, poiché l’uccellatore tira nella rete gli uccelli col dolce suono dello zufolo. (G.D.)

HUMILES LABORANT, UBI POTENTES DISSIDENT”. (Fedro)
Sono i dipendenti che soffrono, quando coloro che comandano sono in discordia.
In altre parola è l’Oraziano: QUIDQUID DELIRANT REGES, PLECTUNTUR ACHIVI.
(Gli errori dei re sono scontati dai Greci).
Infatti è sempre il popolo che deve scontare gli errori dei governanti e, in senso più generale, sono i subalterni che fanno da capro espiatorio per gli errori dei loro superiori.
Fedro la illustra con l’episodio delle rane che, vedendo i tori in furibonda lotta per la supremazia sull’armento, cominciarono a gemere sulla propria disgrazia, ben sapendo che il toro sconfitto sarebbe venuto a cercare riparo nei nascondigli della palude, schiacciando indifferentemente col duro piede il loro fragile corpo.
Così il Rigutini traduce la sentenza:
“Quando tra forti è lotta,
I deboli ne vanno a testa rotta”.(G.D.)