CASE GREEN.

Case green, Parlamento Ue approva direttiva.
Come per altri provvedimenti emanati dalla cara Ue anche in questo caso rilevo amaramente che sono in atto ampollose programmazioni che hanno il difetto in genere di fermarsi all’istante e di calare dall’alto visioni intellettualistiche, sociologiche ed ecologiche senza verificare lo stato della situazione di fatto da modificare. È stato sempre questo il limite dei pronunciamenti programmatori ed è stato sempre questo il motivo della loro inapplicazione.
Povera Europa alla ricerca della solidarietà perduta, con una leadership non suscettibile di spiegazioni i cui risultati sono un miscuglio di frammenti discordi. (G.D’Oria)

PROGRAMMI ELETTORALI.

I programmi che nascono “coatti”, alla fine, si complicano non per un chiaro e concorde disegno politico ma per fini strumentali elettoralistici, considerando, tra l’altro, che i diversi poli, distanziandosi tra di loro, sul piano dei consensi, avvertono il disperato bisogno di arruolare all’impazzata e di portare sulla propria barca qualsiasi “azionista”, anche di poco conto o svalutato. Praticamente, si è sulla china del tutto per tutto con palese e notevole danno a carico di una realtà politica ordinata, comprensibile e idonea a facilitare scelte meditate, sicure e garantite. Emerge, quindi, un accumulo di degenerazione utilitaristica, che rende ombrosa ogni scelta e che porta al cittadino confusione e riluttanze. Ancora una volta lo stentato multipartitismo, in effetti, è sulla via di tralignare verso un’assurda connotazione di nuovo conio. In pratica, sussiste il rischio incombente di votare l’uno o l’altro polo non in rapporto a quello che essi sono o rappresentano, ma in funzione di un esasperato dilemma tra un gruppo furente e un altro trionfalistico. Un fuorviante sondaggio, che può rendere perigliosi i tempi elettorali. (G. D’Oria)

Guerra in EUROPA.

Chi, come me, è stato sui banchi della scuola negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, ha sentito parlare del “Mercato comune” e della “Piccola Europa”. Il 25 marzo 1957, giorno della firma a Roma dei Trattati istitutivi della Cee e dell’Euratom, le scuole celebrarono una cerimonia ripresa in eurovisione nei sei Paesi della nuova Comunità (Italia, Francia, Germania Ovest, Belgio, Olanda e Lussemburgo). Percepimmo, da studenti, la sensazione di aver vissuto, seppure da spettatori inconsapevoli, l’alba dell’Europa. Con l’atto di nascita della Comunità europea si iniziò un cammino che non è mai stato dettato solo da motivazioni economiche, anzi l’origine e l’impronta del processo di integrazione europea furono eminentemente politiche. E per i sei Paesi che sottoscrissero la dichiarazione di Schumann, il valore supremo era la pace, da garantire attraverso il superamento degli antagonismi nazionali e dei conflitti di interesse che avevano acceso per due volte il fuoco di una guerra mondiale nel cuore dell’Europa. Ora, a sessantasette anni dai Trattati di Roma, ragioni geopolitiche di Paesi divisi tra Occidente e Oriente stanno producendo conflitti che segnano l’ora più buia dalla Seconda guerra mondiale. Intanto, gli attuali governanti, distratti e sbadati, presentano la realtà europea come un luogo, aperto a tutti, carico di miracolistiche risoluzioni per tutte le fantasie e per i molteplici bisogni degli Stati nazionali. Povera Europa. (G. D’Oria)

DIBATTITI.

Ormai tutto il dibattito politico si traduce in una costante polemica su ogni questione, con toni che vanno dal vivace al risentito, con accesi contrasti, dimenticando, purtroppo, il travaglio dell’attuale società che, al contrario, andrebbe capito e affrontato. Insomma, pare di assistere ad
una gigantesca babele, senza volti e senza regole, senza strumenti idonei e senza obbligati confini. Una tale altezzosa presunzione porta guasti immensi, radica cinici egoismi, genera disordine, anche istituzionale, non accorda formazione politica. E, in suo nome, si finisce, a piacimento, di compiere tutto di tutto, condannando in contumacia ciascuno di noi. (“Spaventati dal clima e dal futuro”), come da rapporto Censis, immobili e convinti di non contare nulla. Pertanto si può citare il:
“Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”
che significa “mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata”, (Tito Livio, Storie, XXI, 7, 1.)
a proposito di chi, invece di agire, perde tempo in inutili discussioni. (G. D’Oria)

EUROPA.

EUROPA, se ci sei, batti un colpo.

La Commissione europea, intanto, come sempre, vede, prevede, stravede. Questo significa anche che se vogliamo raggiungere gli obiettivi che l’UE ci richiede, con le solite dinamiche economiche, dovremo addossarci altro debito sulle nostre spalle.

Saremo ancora più dipendenti e ricattabili e verremo spogliati delle nostre ricchezze reali; quindi saremo considerati alla stregua di schiavi. Per l’ Italia vorrà dire condannarsi a una recessione senza fine e a una distruzione della propria economia.

Però, oggi, nel periodo dell’inganno universale, dire la verità diventa un atto rivoluzionario!!! ( G. D’Oria)

BANCHE.


A sorpresa arriva anche il prelievo sugli extraprofitti delle banche, dopo che BCE ha recentemente aumentato ancora i
tassi di interesse di altri 25 punti per tendere a portare l’inflazione al 2% nel medio lungo termine.
Intanto, da parte delle imprese si stanno elevando grida di allarme e di dolore per le pratiche applicate dal sistema bancario, anche perché si lamenta il problema delle insolvenze. La gente ha paura di rischiare nella proprietà di azioni.
Erogare credito non è un dovere assoluto in quanto un’impresa bancaria deve agire liberamente sul mercato del credito, deve scontrarsi con la concorrenza di altri istituti, deve erogare finanziamenti in modo responsabile, assumendosi i rischi del mestiere. Se l’offerta della banca, però, si caratterizza dalla presenza di soggetti, che hanno fatto e fanno un buon lavoro, ma anche da numerosi soggetti in posizione oligopolistica e con finalità istituzionali confuse, derivanti da un assetto azionario gravato da pesanti eredità del passato, da soggetti che hanno abusato di posizioni di connivenza, che hanno attuato pratiche scorrette e da altri ancora bistrattati dal sistema in un contesto generale di scarsa professionalità e trasparenza, allora c’è da sperare poco in un momento in cui è accesa la bagarre sul denaro, nel mentre si celebrano intese e matrimoni fra alcune banche ed alcune grosse imprese; così il sistema diventa fragile quanto un castello di carte, scoppiano le bolle di sapone soffiate dalla speculazione e, i propri sogni, purtroppo, saranno sostituiti dai propri tormenti. (G.D’Oria)

TUTTI CONTRO TUTTI E CONTRO TUTTO.

Dilaga l’essere tutti contro tutti e contro tutto, impagliati in una visibile, generalizzata insoddisfazione, abbondante sia in chi ha valide ragioni per esserlo e sia in chi non ne avrebbe motivo alcuno. Perciò la tranquillità appare, ormai, una condizione dimenticata nel seno del passato. In tale contesto, prorompe la precarietà del pubblico agire assediato da una conflittualità permanente e da una delegittimazione totale e vicendevole, che rende odiosi discorsi, sprezzanti dichiarazioni e fragili incontri. Regna, perciò, l’assoluto convincimento che si abbia sempre ragione e che spetti agli altri il sicuro torto, abolendo, di fatto, qualsiasi senso di discernimento, di dubbio e di errore. Continua a viaggiare imperterrito il mastodontico carrozzone di inefficienze, sprechi e spese che deludono le buone volontà che ci rendono poca reputazione, valutazioni negative e caduta dei sintomi di approvazione. Si spera in un ravvedimento generale che possa rendere migliore questa nostra cara Patria, al momento sofferente per mancanza di prestigio, di inutili esternazioni e di vuoti inquietanti. (G.D’Oria)

EST MODUS IN REBUS.

Si scorda l’aureo avvertimento che più si sta in alto nei vertici della politica, più si restringe l’area delle libertà personali, le quali, in molte occasioni, pretendono mozzata la lingua rispetto alla smisurata loquacità consentita ad ogni semplice cittadino. Aspetto che, con altri ancora, dovrebbe correggere inclinazioni di avanspettacolo per riportarlo alla misura giusta delle funzioni pubbliche legittimate dalle attribuzioni di ciascuno. (G. D’Oria)

“CANTIERI”

Sarebbe auspicabile che si aprissero “cantieri” sia pure diversi ma convergenti, impalcati ad arricchire e consolidare scelte democratiche e determinazioni salutari. Non per un invito a mescolare I ruoli oppure ad ammansire i contendenti in una specie di melassa di deleterio consociativismo, peraltro impossibile, ma per promuovere incontri idonei a svolgere nel migliore dei modi un salutare dialogo pur mantenendo la vivacità delle proprie tesi, ricevendo e accordando rispetto democratico. Proprio questa essenzialità andrebbe salvaguardata e ricercata dalle parti in causa. Farebbero bene, dunque, gli attori politici attuali a ricercare dignitose intese attraverso un salutare dialogo che tenga conto dei disagi e, in particolare, di chi soffre maggiormente. Purtroppo è in discussione, non da oggi, quale valore deve essere riconosciuto alla persona, offesa dalla superficiale disattenzione di tanti consessi istituzionali. Quindi, non è un luogo comune avvertire che la prima ricomposizione dei contrasti si raggiunge, innanzitutto, con la solidarietà e le responsabilità invece di puntare solo all’ aspetto esteriore. In tal senso, da tempo, risuona l’ora di capire che la dignità della vita deve essere tutelata da un complesso di necessarie regole, in cui il più forte non accumuli maggiori diritti, che toccano, con precedenza, ai più deboli, malamente ricacciati nella noncuranza. Infine non va dimenticato che è l’armonioso svolgersi delle piccole cose a rendere positive le grandi. (G.D’Oria)

GIORNATA MONDIALE VITTIME SCHIAVITÙ- TRATTATI DI ROMA-


Per oltre 400 anni, oltre 15 milioni di uomini, donne e bambini sono stati vittime del tragico commercio transatlantico di schiavi, uno dei capitoli più bui della storia umana.
L’Assemblea Generale dell’Onu, nella seduta del 27 dicembre 2007, ha indetto la Giornata internazionale di commemorazione della tratta degli schiavi e della sua abolizione, che si celebra ogni anno il 25 marzo; anche oggi ricordiamo i 66 anni dei Trattati di Roma firmato il 25 marzo 1957 insieme al Trattato che istituisce la Comunità europea dell’energia atomica (TCEEA).
Con l’atto di nascita dell’Europa comunitaria si iniziò un cammino che non è mai stato dettato solo da motivazioni economiche, anzi l’origine e l’impronta del processo di integrazione europea furono eminentemente politiche. E per i sei Paesi che sottoscrissero la dichiarazione di Schumann il valore supremo era la pace, da garantire attraverso il superamento degli antagonismi nazionali e dei conflitti di interesse che avevano acceso per due volte il fuoco di una guerra mondiale nel cuore dell’Europa. A sua volta, distratti e sbadati, gli attuali governanti presentano la realtà europea come un luogo, aperto a tutti, per piantare e scalare una specie di albero della cuccagna, carico di miracolistiche risoluzioni per tutte le fantasie e per i molteplici bisogni degli Stati nazionali. Invece, una volte per tutte, bisogna convincersi che, nel sistema Europa, non si fabbricano unguenti portentosi per ogni guaio. Raggiunta una siffatta consapevolezza, scemano le delusioni e i rischi di cadere in stagnanti affievolimenti o in miscredenze per “miracoli” mancati. Pertanto bisogna liberarsi, purgandosi, spero al più presto, dalle smaccate sudditanze, intrugli politici e immonde divisioni che riflettono solo convenienze personali di basso profilo. E’ giunto il momento di ripensare l’Europa non per festeggiarla, ma per cambiarla o abbandonarla? (G.D’Oria)

CASE GREEN.

Case green, immobili in classe D entro il 2033. Parlamento Ue approva direttiva.

Come per altri provvedimenti emanati dalla cara Ue anche in questo caso rilevo amaramente che sono in atto ampollose programmazioni che hanno il difetto in genere di fermarsi all’istante e di calare dall’alto visioni intellettualistiche, sociologiche e ecologiche senza verificare lo stato della situazione di fatto da modificare. È stato sempre questo il limite dei pronunciamenti programmatori ed è stato sempre questo il motivo della loro inapplicazione.

Povera Europa alla ricerca della solidarietà perduta, con una leadership non suscettibile di spiegazioni i cui risultati sono un miscuglio di frammenti discordi. (G.D’Oria)

PRIMARIE.

Vengono archiviati, come “casi isolati”, gli episodi di voti anomali in alcune sezioni. Puntualmente si ripetono a ogni chiamata ai circoli. Quindi, le nostrane “primarie” si celebrano all’insegna di un raffazzonato e improprio rito italico, nel contesto di una pletora di correnti in un maggioritario zoppicante che sfocia in “poli” di coalizione, precari e rissosi in sè, nemmeno amalgamati da programmi comuni e composti da formazioni di differente e sbilanciato peso politico e numerico. Insomma, pare che, finalmente, si sia trovata la panacea a molti dei nostri guai, pubblici e privati, a raddrizzare il logorato assetto politico del momento, a superare gli infausti accadimenti del passato e a ritrovare una eccellente e ordinata vitalità del nostro vivere civile, singolo e collettivo. Ma mi chiedo, a questo punto, se le “primarie” saranno, come si dice e si scrive, delle portentose positività tanto da giovare, in maniera straordinaria, alla nostra democrazia, affaticata, miscredente e opaca. Nè si può dimenticare che le “primarie” italiane possono degenerare in ingarbugliamenti a sorpresa, in una specie di regolamento di conti all’interno dello schieramento e in pesanti ipoteche sui programmi in base ai voti ricevuti dai plurimi candidati. Di certo, le risultanze numeriche ci diranno ancor di più circa gli umori popolari, sempre interessanti. Però, nutro il timore che, se oltre alle precarietà esposte, verrà pure ratificata una “resa dei conti”, difficilmente giungerà un conforto dal soccorso delle “primarie”. Anzi le carte risulteranno sparigliate per tutti e in tutto, “primarie” comprese. (G.D’Oria)

CHI PAGA IL CONTO.

L’Italia pare debba salvarsi sulla pelle dei lavoratori, dei lavoratori pensionandi e pensionati, oggi e subito. Così ci dicono. Ed in effetti la filosofia è: i poveri hanno poco, ma sono in tanti!!!

Molti italiani fanno sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese perché l’Italia fa sempre più fatica ad essere competitiva nel mondo. La scarsa produttività riduce la quota di mercato di ciò che l’Italia produce e restringe il prodotto totale che essa è in grado di distribuire. E quegli stessi fattori che frenano la produttività – privilegi, rendite, poteri di blocco di cui godono tante categorie – fanno sì che a pagare il conto della mancata crescita o di minima crescita e della maggiore inflazione siano soprattutto le poche categorie non protette. Di più anche le liberalizzazioni, a parole, hanno trovato ostacolo dalle forze delle lobby che si stanno rivelando capaci di paralizzare anche questo nuovo processo legislativo. Quanta delusione! Una certa Comunità si indigna perché il sistema politico non riconosce meriti e favorisce le clientele, ma appena c’è l’occasione di raccomandare e raccomandarsi si corre alla ricerca del santo protettore che è lo strumento fondamentale per potersi inserire, far carriera; pertanto conta molto l’appartenenza a gruppi potenti, sia di tipo partitico, religioso, professionale o peggio altro. La ricostruzione di un tessuto sociale che deve cercare da sé di trovare il modo per poter guarire da mali endemici, diventa sempre più necessaria. Si potrebbero esercitare diritti, avendo le carte in regola, per stare al passo con i tempi e mettersi al servizio della collettività senza essere costretti ad essere autoreferenziali. Potrebbe migliorare l’immagine del posto in cui viviamo, rendendolo idoneo al dialogo costruttivo per affrontare problemi concreti piuttosto che girare a vuoto attorno ai massimi sistemi o a minimi interessi di questo o quel gruppo. Infine la competenza – oggi tanto calpestata, come si può ricavare da tante promozioni di presidenti di consigli di amministrazione di organismi statali e parastatali, dalla ripartizione delle direzioni generali per le aziende sanitarie nazionali – potrebbe risollevarci dalla disgregazione nefasta che ci attanaglia, in cui la coscienza dei singoli progressivamente si scinde da quella collettiva; forse eviteremmo crisi e violenza, con la conseguente tendenza alla dissoluzione dei meccanismi di appartenenza a gruppi e istituzioni capaci di rendere stabili la propria coesione interna e di gestire le proprie trasformazioni.(G.D’Oria)

ARMAMENTARIO LEGISLATIVO.

Un armamentario legislativo e processuale del nostro sistema giuridico ci fa restare smarriti e perplessi di fronte ad un’analisi che riguarda moltissime leggi inutili, la cui sovrabbondanza, vecchia e nuova, diviene massima ingiustizia che non è certo l’ideale per una sana vita giuridica; necessariamente, devono pure essere compresi diversi giudici, i quali dovranno impietosamente riconoscersi “inadeguati”, come categoria, formazione professionale, apparati strutturali, ad un corretto uso della macchina giudiziaria. Allora le attese e le speranze per la riforma della macchina giudiziaria, generale ed organica, che abbia come scopo un nuovo ordine dell’intero sistema, sono tante per non far naufragare l’idea che deve indurre a porre l’uomo e le sue vicende in una posizione di centralità, cui tutto il complesso e artificioso macchinario scenico di ogni processo deve, per forza di cose, servire ed essere asservito.(G.D’Oria)

ELEZIONI REGIONALI 2023 IN LOMBARDIA E LAZIO.

A parte l’allarmante problema dell’astensionismo che sembra essere al centro dell’attenzione di molte considerazioni politiche e la diserzione dalle urne che potrebbe essere più pericolosa di un voto contrario, l’esito dell’elezione recente, in Lombardia e Lazio, conti alla mano, dimostra una vittoria da parte di chi è risultato un esempio di coerenza politica a differenza di altri che hanno ballato giri di valzer inconsistenti. Una posizione di vantaggio rispetto a chi non ha saputo produrre alternativa oppure è stato messo in condizioni, vista la scialba vita politica condotta, di contare ben poco. Dopo la gestione delle liste che si è presentata come massa amorfa con tentativi di aggregazione di ogni tipo senza senso civico, si può dire che finalmente abbiamo un prodotto utile?

Si può credere, ora, che il nuovo clima politico e culturale renda possibile il dispiegarsi di fenomeni nuovi nella società civile e il profilarsi di nuovi orientamenti nel sistema della politica? Questo sistema politico è soggetto a continue pressioni in quanto è possibile realizzare intese costituite di volta in volta, o di momento in momento, non sui programmi stabiliti ma su accordi occasionali e quindi sulla possibilità continua di recedere dagli stessi con decisioni che hanno carattere distributivo e compensativo. Sono insieme conservatrici e progressiste. Entro un siffatto quadro politico è possibile comprendere perché l’orizzonte evolutivo del sistema è così frastagliato, e, in particolare perchè, accanto ad elementi arretrati, coesistono elementi che presentano una evoluzione strutturale così proiettata verso il futuro che, in particolari contingenze, può diventare rischiosa. Infatti mentre per alcuni ambiti di proposte programmatiche relative a determinate innovazioni tecnologiche, capaci di produrre particolari effetti, è dato di rilevare una difficoltà evolutiva del sistema politico, per altri ambiti, invece esiste una estesa disponibilità, fornita da interventi economici europei, statuali, i quali però vengono furbescamente confusi e totalmente immunizzati dall’incontrollabile frastagliamento di competenze tra poteri centrali e poteri periferici. Sembra particolarmente difficile delineare costellazioni di interessi che non sono toccate da forma di tutela compensativa, così come sembra particolarmente difficile individuare, se non in relazione a determinate contingenze, costellazioni di interessi oggetto di disinteresse legislativo, e quindi di pericolosa trasgressione. Ora, c’è possibilità, liberandosi da atteggiamenti intellettuali o comunque etici – in quanto potrebbero essere riduttivi, o per converso potrebbero produrre l’illusione che si possono descrivere, al di fuori della politica, come fatti ed eventi sociali – di riuscire a risolvere il dilemma fra coscienza e ordine sociale oppure di pretendere di farlo senza ripetere formule astratte e vuote, che mancanodi qualsiasi concretezza? (G. D’Oria)

POLITICA ITALIANA.

La Politica italiana, al pari di quella europea, continua a cercar casa.

Paese, il nostro, diviso, fazioso, avvelenato da grettezze primitive.

Intanto violenze e proteste, si stanno ripetendo, creando situazioni che dovranno essere esaminate attentamente, ma che denotano anche gravi stati di disagio economico e sociale. Azioni anarchiche diffuse, risvegliate in modo molto attivo, che sono da seguire su tutto il territorio nazionale e fuori.

Di contro mi augurerei un movimento di uomini prestigiosi, di intellettuali aperti al dialogo insieme con militanti e simpatizzanti che, accomunati da idee e proposte serie, possano trovarsi fianco a fianco, nelle piazze, nei salotti, negli stands, per operare, anche in maniera disorganica, con un dialogo illustrativo ed istruttivo insieme. Al momento del voto, sia referendario, sia amministrativo, sia politico, ho l’impressione, se non raccoglieremo le forze, che fare politica potrà rappresentare una nuova sagra il cui risultato sarà, purtroppo, di altro esito conclusivo senza alcun beneficio sociale. (G.D’Oria)

EUROPEISMO.

La guerra continua e cambia, ma l’Europa non sa ancora cosa fare e non perde occasione per dimostrare tutta la sua fragilità, trovandosi di fronte a fatti compiuti.

I paesi Ue sono divisi e il loro peso nello scacchiere che si sta ridisegnando è minimo.

L’Europa rischia di tramutarsi in un tipo di informe ammasso con separazioni inconciliabili e con la ricerca singola di contare più di altri.

Eppure, storicamente, fu proprio la consapevolezza di tenaci divaricazioni, esistenti e radicali, a suggerire l’esigenza di accorparsi e operativamente unirsi. Raggiungere, soprattutto, una assonante anima comunitaria di valore europeo. Ma, al momento, tale tendenza giusta di comune sentire politico si sta sbiadendo e mostra la corda al collo. Tra l’altro, a differenza del 1957, quando vi fu il cemento politico governante di forti partiti europeisti, l’attuale panorama politico si è trasformato in un mosaico a più tinte con l’aggravio di euroscetticismi diffusi e di nazionalismi insorgenti.

Le convergenze economiche vacillano e quelle politiche sono latitanti. I “direttori”, separati e ristretti, di convenienza, si fanno strada. Bruxelles esiste? (G. D’Oria)

A 75 ANNI.

A 75 anni dalla nascita della Carta fondamentale del nostro Stato, la cosiddetta “Nuova Repubblica” non vuole orientarsi ancora sui postulati dell’attuale Costituzione, in molte parte ancora disattesa, che è un “pieno” giuridico – politico i cui supporti sono tanto di istituti di democrazia rappresentativa quanto di democrazia diretta. Ogni altra alterazione, materiale e formale, di questo equilibrio sta conducendo ad una alterazione del sistema, riguardato nel suo complesso, specialmente ora, in un momento estremamente fluido e in una sfumata zona di confine. Anche il problema della governabilità, oltre le maggioranze elette o raffazzonate, sarebbe sicuramente superato solo se si cominciassero a rispettare i principi democratici, ancora, di fatto, trascurati. (G. D’Oria)